Ivano Marescotti e i libri da mangiare

 

Ivano MarescotiIvano Marescotti e i libri da mangiare.

La mia famiglia si compone di tre soggetti, due donne ed io. Figli di tre diversi padri, In fatto di TV abbiamo gusti diversi. Di apparecchi televisivi ne abbiamo due ma ci bastano. Una è totalmente di Simona, l’altro non abbiamo bisogno di dividercelo perché la mia Raffaella alle 9,15, quando iniziano i programmi, mi da sempre il bacio della buona notte. Una volta sola abbiamo concordato su un programma a puntate di cui abbiamo visto le due serie tutti e tre assieme: la serie televisiva “Raccontami”.

I protagonisti di quella bella serie erano Massimo Ghini e Lunetta Savino ma per la seconda ed ultima volta ci siamo trovati ancora unanimi sul personaggio più divertente del film: Ivano Marescotti nonostante interpretasse la parte di un costruttore donnaiolo, furfante e cinico. Ma la simpatia dell’attore era talmente prorompente da prevaricare il suo ruolo.

Giorni fa, passando davanti alla Biblioteca comunale di Forlì leggo una locandina che annuncia una pregevole serie di iniziative a ricorda l’opera del maestro d’Italia Alberto Manzi. Tra queste Ivano Marescotti che leggerà brani tratti da un romanzo del mitico maestro di “Non è mai troppo tardi”. Uno straordinario educatore che fu capace di farsi licenziare dalla TV per rimanere fedele ad una visione educatrice rispettosa dell’infanzia.

“Ah –mi dico- questo evento non me lo posso perdere” e ieri alle 17,20 ho varcato in anticipo il portane della biblioteca e ho raggiunto la sala della lettura attraverso un dedalo deserto di scalinate. Ho temuto che saremmo stati in pochi intimi come quella volta che a sentire Giacobini leggere il Vangelo di Marco eravamo in 12.

Ed invece erano deserte le scale perché il lungo salone era già gremito e Ivano Marescotti vestito da antidivo (camicia a scacchi da montanaro romagnolo e pantaloni scuri) già armeggiava con simpatiche battute in romagnolo per provare il microfono.

Ivano Marescotti, voce calda è ricca di sfumature espressive, legge brani de “Il loco”, un romanzo straordinario ambientato in sud America del Manzi narratore che non conoscevo.

“Lo scemo del villaggio” la cui follia soltanto è capace di mettere a nudo gli orrori sociali divenuti cultura rispettabile e immutabile: il latifondismo, l’ arricchimento di pochi e lo sfruttamento di molti, la donna proprietà del maschio come la mucca e l’asino, la violenza e la crudeltà del potere.

Il maestro Manzi che è vissuto in sud America e che, forse, è addirittura entrato in contatto con la lotta armata di liberazione, racconta ironicamente quel mondo a me tanto vicino, non solo per la lettura di Asturias e di Garcia Marquez ma, anche, per la mia infanzia di raccoglitore di olive nei latifondi dei baroni rossanesi e per il rifiuto di mia madre di sottrarsi alla tradizione di moglie sottomessa sempre e comunque.

Ivano Marescotti, leggendo, alza il sipario su quel mondo meraviglioso e dolente, lo riempie di colori e ce lo fa guardare con gli occhi del loco che sogna, annuncia e propone il mondo migliore in cui ancora non viviamo.

Tra le tante evocazioni, una mi rimarrà nella memoria finché vivrò. Dei giovinastri si burlano del “loco” e gli gettano tra i piedi come cibo un libro raccolto nella spazzatura. “Mangialo” gli dicono sghignazzando. “Il loco” lo prende e  assicura loro che lo mangerà poi, lo ripulisce e comincia leggerlo silenziosamente. E quando i giovinastri gli chiedono perché non lo mangia, il loco risponde serafico che lo sta mangiando perché lo sta leggendo poiché il libro nutre la mente.

Se Giulio Tremonti avesse letto “Il Loco” forse non passerebbe alla storia, almeno per i prossimi cento anni per la battuta che potrebbe vincere l’Oscar e il Nobel se ce ne fossero dedicati alla categoria: “La Cultura non si mangia!”

Marescotti, non solo attore, non può che ricordare questa battuta e la palude culturale di questo ventennio che stiamo ancora attraversando e che supereremo con la cultura, mangiando libri come “Il Loco”.

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