Gatti neri, stelle e nomi, e il duce.
Piazzale della Vittoria, ufficio postale di Forlì, ore 10,00. Devo spedire un pacco e sono come sempre in ritardo. E’ una sede ben organizzata di comode poltroncine e il numero rassicurante che tutela il proprio turno. Il display però mi dice che stanno servendo il 20 mentre io ho il 90 ma, chiamano sino al 30 in pochi minuti e mi illudo. Poi tutto si blocca. Il 31 sta li mezzora e ho dimenticato il mio solito libro o giornale da leggere. C’è però alla mia sinistra una libreria assai fornita anche se contiene libri in vendita. Ma, uno sguardo ad uno d’essi non credo sarà notato.
Accanto a me una distinta signora sugli ottanta. Mi guarda sconsolata e mi dice: “Eh, il progresso. Ai miei tempi non accadeva così, Certo c’era lui che oggi tutti maltrattano ma, mi creda signore mio, era tutto un’altra cosa!”
Pareva che parlasse di un’età dell’oro e parlava invece del ventennio fascista. Le chiedo: “Lui chi?”
“Ma, è evidente, il solo grande del secolo scorso, il nostro Benito. Sa, io sono di Predappio!”.
“ha nostalgia di quel tempo, signora?”
“Ha certo, allora non c’era questo schifo!”.
La voce di mia moglie che mi segue ovunque mi ripete da casa nell’orecchio piano piano: “Ma lascia perdere, è una povera vecchia, cosa ti metti a discutere?”.
Fossero solo i vecchi a ragionar così.
Ma questa volta disobbedisco e rispondo sottovoce sperando che non mi senta mia moglie anche se è a casa ma, non si sa mai!
“Signora cara, veramente ha nostalgia? Possibile che lei ricorda solo i treni in orario, le poste più veloci e il magnifico edificio scolastico proprio qui di fronte… E l’olio di ricino per i dissidenti, le leggi razziali, i 130.000 morti civili, l’Italia devastata, i 310.000 giovani morti per un sogno imperiale idiota accanto al peggiore criminale della storia… E i morti procurati ai poveri abissini, ai disgraziati contadini russi?”.
Mi accorgo di accalorarmi troppo e lo sguardo di mia moglie da casa si fa sempre più corrucciato e le sento dire: “Ma è una povera vecchia! Cosa serve discutere?”. La signora tace e taccio anch’io. Ma il numero sul display è solo il 34.
Sbircio tra i libri e ne vedo uno sui nomi. Interessante. Lo prendo e lo spoglio delicatamente a sbafo.
Vediamo il mio: Rolando. Nome nordico di origini medievali. La chansonne de Roland… E’ il risultante di due radici hroth (famoso) nanthazz (audace). Interessante. Poi, la sorpresa: “I Rolando sono impulsivi, instabili, frenetici, avventati…”. Addirittura, il nome determina l’essere. Non bastano i gatti neri e le costellazioni.
La mia vicina nostalgica ha una rivista di quelle che informano su Dudu, gli amori di Madonna e di Sabrina Ferilli. Le chiedo per far pace: “Contiene per caso l’oroscopo la sua rivista?”. Mi risponde con un gran sorriso: “ma certo, lo vuole vedere?”. “Oh, si! Grazie!”.
Cerco il Capricorno. Recita solenne: “ E’ la vostra giornata, di certo otterrete tutto quello che volete in men che non si dica e troverete che le persone saranno tutte molto più disponibili nei vostri confronti!”.
Guardo il display è appena il numero 45 e mia moglie da casa mi guarda corrucciata.
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