Rolando Rizzo, Il principino scomparso, ed.ADV, Firenze 2017
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Recensione della prof. Mariuccia Gianicola Luberto, vice presidente della Società Dante Alighieri. di Cosenza
Conosco bene questo autore dalla penna felice. Ho recensito tutti i suoi libri e due li ho presentati.
Rolando Rizzo è uno scrittore originale, un po’ fuori dagli schemi consueti che sorprende, attrae e sperimenta sempre nuove forme di scrittura:
-Il romanzo filtrato dalle riflessioni sulla sua storia personale e sugli eventi della vita;
– Il romanzo introspettivo, in cui intreccia estro, ispirazione, fantasia e realtà in un poliedro affascinante di racconti;
– L’opera in cui la vena poetica, naturale, istintiva, trova la sua voce nei versi, ed ecco un volume di poesie.
– Ed ora un giallo, Il principino scomparso, nel quale rinsalda i valori morali, la sua visione della vita e l’attenzione ai problemi sociali.
Rizzo è uno scrittore intrigante, trascina il lettore con continui colpi di scena e scatti di suspence in una colorata giostra di personaggi che vivono tante storie e si muovono come attori in un palcoscenico.
Liriche e prose nascono come emanazioni del suo animo, tradotte in uno stile personalissimo nell’ordito della frase e col dono dell’immediatezza delle immagini.
Viaggiando tra le pagine, le parole ci guidano suadenti e spesso diventano un elemento fisico dotato di suoni, colori,plasticità, in un continuo estro creativo.
Tanti libri, tanti momenti di ispirazione, di fantasia e di riflessione.
Ogni libro ha una sua fisionomia, pur con elementi che tracciano un substrato comune costante:
– La fede salda, non astratta, quindi genuina, perché filtrata dalla ragione e sentita con spirito critico;
– Il valore delle virtù cristiane nelle vita dell’uomo;
– La rappresentazione carica di sentimento della vita agreste della sua infanzia, che gli detta le parole per scolpire quel mondo bucolico di contadini, fabbri, mugnai, piccoli artigiani umili e saggi.
Un mondo bucolico virgiliano animato da canti, suoni di zufoli di canna, celebrazione dei lavori campestri e festose danze sull’aia a scandire le stagioni.
Rizzo ha un senso sacro della natura, che lo porta a farne non la descrizione, ma la rappresentazione in immagini poetiche, specie delle creature più semplici, ci ricorda l’incanto della grande poesia di Miricae del Pascoli.
Questa’aura poetica che serpeggia nel racconto è un elemento in più che rende attraente la lettura di ogni opera di Rolando Rizzo e che ritroviamo intatta, quindi, anche in questo libro giallo.
Il principino scomparso ha tutti i crismi del giallo:
– un rapimento, una misteriosa scomparsa, un delitto forse?
– Varie persone sospettate, colpi di scena, più piste che creano un turbinio di supposizioni;
– Un detective privato, Capone, abile, intuitivo, metodico nelle indagini, tenace nel seguire ogni pista;
– Di contro un Commissario burocrate, stanco disilluso e incapace che chiude presto il caso non secondo prove e dati certi, ma per sue comode convinzioni.
I protagonisti del romanzo sono Peppineddu e Carminuzzu, due fratelli gemelli, belli, intelligenti, legatissimi tra loro.
Suggestivi i nomi in vernacolo e nel romanzo compaiono qua e là espressioni dialettali che danno colore al dialogo.
Coprotagonista un “vespino bianco” per due, che accompagna i due fratelli in ogni loro movimento, sempre uniti, sempre insieme a formare un trittico.
Teatro della vicenda la cittadina di Macriondo, nome fabuloso che presto, però, acquista concretezza geografica lambita dal Tronto, fiume che scende dalla Sila, così com’è concreto, reale, ben definito il territorio intorno.
Il romanzo inizia in un’atmosfera di favola e il lettore segue le vicende di Agostino e Pasquina che vivono coltivando un loro agiato podere circondati per le loro virtù morali dalla stima dei vicini.
Ma ecco che una notte il Tronto con la sua piena vorticosa distrugge, maggese, stalle, campi, aranceto segnando così il futuro della coppia che emigra a Stoccarda in Germania. Qui grazie ad un zio emigrato anni prima, trovano lavoro presso i ricchissimi signori Krop, proprietari di una fonderia, Agostino come operaio, Pasquina come domestica. Ma presto la signora Krop, conquistata dalle sue doti, la vuole come dama di compagnia e sua confidente.
Dopo circa quattro anni Agostino e Pasquina ritornano a Macriondo con due gemelli e un cospicuo e imprevisto conto in banca maturato in modo lecito ma eccezionale che utilizzano per un’azienda agricola moderna creando numerosi posti di lavoro onorati da trattamenti umani e giusti.
Gli anni parrebbero scorrere felici…Ma ecco un evento a segnare una svolta drammatica.
Peppino,il principino, misteriosamente scompare. Il trio si spezza,il vespino bianco non corre più. Il dramma gela il cuore dei genitori e di Carminuzzu.
Entra in scena Capone, il detective privato che Agostino fa venire da Napoli..Si apre a questo punto un ventaglio di personaggi, un caleidoscopio di storie. Ogni personaggio è un tipo umano e per questo universale, eterno nella sostanza, anche se pare antico, anche se veste di attualità.
Davanti al lettore sulla scia delle indagini di Capone si muove una umanità variegata in un altalena di luoghi, dal paesino con le sue cantine ai quartieri di Napoli, Torino, Cosenza, nei boschi della Sila, dalle discoteche con i suoi buttafuori alle squallide baraccopoli dove i rifugiati stranieri vivono ammassati, sfruttati, ai limiti dell’umano e della legge.
Si recita a soggetto in queste indagini che durano più anni e cementano l’amicizia tra Capone e i Giovelli.
Tanti i problemi sociali evidenziati, che Rolando Rizzo conosce bene, anche per il suo ministero pastorale, e che la sua penna sa approfondire con acuta sensibilità psicologica.
In un turbinio di piste, interrogatori, incontri, colpi di scena, alla fine l’enigma viene risolto.
Ma questo giallo non si chiude in modo netto, deciso.
Tra le righe si intravede un tocco pirandelliano che ci porta a Così è se vi pare.
E anche per questo il libro va letto
I gialli di valore vanno letti perché sfidano l’abilità interpretativa, l’induzione, la logica, la capacità di cogliere anche i messaggi sotterranei e la presenza dell’imprevedibile. Sollecitano il lettore a costruirsi un’idea analizzando i fatti in modo plurale. Tutto ciò che rende affascinante la lettura. Il Principino scomparso possiede tutti gli elementi per una lettura intrigante.
Mariuccia Gianicola Luberto
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